L'ANALISI
11 Agosto 2025 - 17:40
CREMONA - «Non ci si ferma neppure a Ferragosto», afferma da una finestra uno degli operai impegnati nel trasloco che segna l’addio alla sede del Politecnico di via Sesto e completa il nuovo campus nell’ex caserma Manfredini. Il prorettore Gianni Ferretti osserva: «Stiamo procedendo secondo i tempi. Tutto dovrà essere pronto la fine di agosto, la settimana del 25 inizieranno gli esami e il personale entrerà in servizio nella nuova sede. Anche io ho esami in quelle date. Insomma con la fine di agosto cominceremo a prendere possesso dei locali. Ma sarà solo vivendo il campus che roderemo la struttura e ne potremo apprezzare concretamente le qualità», afferma soddisfatto e mentre parla fa da guida nel campus, destinato ad accogliere gli studenti di ingegneria gestionale, informatica e delle due magistrali in ingegneria acustica e musicale e in ingegneria per l’agricoltura.
Nella parte storica dell’ex caserma gli alloggi dello studentato che ospiteranno 143 studenti cominciano a prendere forma, gli arredi sono arrivati, materassi inclusi, ora non resta che montarli. «Il primo ‘effetto campus’ lo stiamo vedendo dalle iscrizioni — racconta Ferretti —, saranno iscrizioni a tre cifre, è ancora prematuro, ma certo l’apertura della nuova sede costituisce un elemento di forte attrazione e di interesse da parte non solo della comunità studentesca». Per capirlo basta seguire Ferretti nell’illustrare gli spazi che da un giorno all’altro cambiano. Non senza un certo orgoglio Ferretti mostra i locali del laboratorio di robotica: «gli spazi per la fabbrica delle bioenergie sono raddoppiati, così nuovo respiro avranno i laboratori di acustica — continua —. Didattica e ricerca coesistono e nel campus avranno una loro grande valorizzazione. Ci saranno gli spazi comuni per lo studio, ma anche spazi dove i ragazzi potranno pranzare».
In via del tutto provvisorio al centro del campus fanno bella mostra i tavoli da ping pong, come dire che il Politecnico non è solo studio, ma anche spazio dove poter socializzare e stare insieme. A stupire sono gli spazi e l’ariosità dei locali, il profumo di nuovo e la cura con cui si portano avanti gli ultimi ritocchi. E se l’inaugurazione sarà in autunno, col 25 agosto il campus del Politecnico prenderà vita, spazio restituito alla città, grazie all’impegno di Fondazione Arvedi Buschini.
PARETE IDROPONICA PER IL RELAX
«Tutto è partito dall’idea di realizzare negli ambienti della biblioteca un luogo di relax, su suggerimento della responsabile della biblioteca, Lucia Topi — spiega il professore Andrea Turolla —. L’idea di costruire una parete idroponica è nata all’interno del corso Passion in Action, un corso extracurricolare in cui gli studenti sono chiamati a mettere a frutto le loro passioni a vantaggio della comunità del Politecnico. Il tema del corso era: ‘Nuove sinergie tra uomo e natura per la sostenibilità. Un laboratorio per la prototipazione di un sistema idroponico multi-funzione’». L’iniziativa ha visto coinvolti gli studenti nella fase di progettazione condivisa che porterà alla realizzazione della parte mobile con essenze edibili entro l’autunno, una parete di sei metri di larghezza per quattro di altezza.
«Si sta pensando a comporre la parete con essenze come insalata, basilico e fragole — prosegue Turolla —. La realizzazione della parete partirà con la messa a dimora delle piante (comprendenti potenzialmente specie edibili). In questa fase è previsto, nel caso in cui sarà ritenuto necessario, l’interazione con soggetti esterni all’università in grado di contribuire con le competenze necessarie alla realizzazione ad esempio fornitori degli elementi costitutivi, vivaisti».
La realizzazione concreta della parete sarà solo una tappa del progetto: «saranno condotte diverse iniziative rivolte a soggetti interni ed esterni all’università per presentare la nuova realizzazione e coinvolgere tutti i potenziali interessati nelle attività di gestione — spiega il docente —. Nel corso di queste iniziative, sarà individuato un gruppo di persone interessate al mantenimento della parete e sarà svolto un corso per l’insegnamento delle tecniche di gestione, incluse quelle di coltivazione. Il progetto si inserisce nelle attività dell’ingegneria abbinata all’agricoltura, ma al tempo stesso si offre come esperienza di presa in carico del bene comune, di partecipazione attiva alla vita dell’ateneo».
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