L'ANALISI
19 Agosto 2021 - 18:25
CREMA - Da Crema all’inferno dei boschi in fiamme della Calabria. Due settimane nell’Aspromonte messo in ginocchio dai roghi, sino a maturare la convinzione di una mano precisa dietro i roghi, che divorano ettari interi di macchia.
«Perché appena spento il fuoco in un punto, divampa in un altro...». E i turni si dilata sino a superare le 12 ore. Si concluderà sabato la missione dei volontari cremaschi della Protezione civile nel Catanzarese. Quattro, divisi in coppie che si sono alternate sul campo, gli specialisti del gruppo Lo Sparviere che hanno risposto alla richiesta d’aiuto, arrivata dai monti dove le fiamme scavano veri e propri canaloni nella vegetazione, lambendo le case.
«Prima sono partiti Christian Meloni e Marco Stanghellini», spiega Giovanni Mussi, colui che nel 2008 fondò l’associazione e ne è il presidente. «A dar loro il cambio hanno provveduto poi Samuele Corlazzoli e Simona Zucca. Soprattutto la prima settimana — assicura il dirigente dello Sparviere — il fuoco era veramente dappertutto».
Compito dei volontari cremaschi è affiancare le altre squadre nelle operazioni di spegnimento. Perché Canadair (gli aerei cisterna) e vigili del fuoco, da soli, non bastano a far fronte a incendi alimentati da un sottobosco reso tanto arido, da rappresentare una sorta di autostrada per le fiamme.
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