L'ANALISI
CREMONA
27 Novembre 2025 - 14:11
Presentazione del libro
I Ferragni
Spirito di rinnovamento nella Cremona di ieri
di Stefano Carletti
Edizioni Cremonabooks
Sabato 29 novembre alle ore 17:30
Società Filodrammatica Cremonese, Cremona
Intervengono
Stefano Carletti autore
Matteo Morandi storico - Università di Pavia
Angela Bellardi presidente della Società Storica Cremonese
Dopo un’accurata ricerca, condotta per oltre un decennio, Stefano Carletti racconta la storia otto e novecentesca della famiglia Ferragni, la più nobile, antica e duratura discendenza della Sinistra cremonese.
Dalle origini del Risorgimento al secondo dopoguerra, l’autore ripercorre le vite dei più noti esponenti di questo casato, illustrandone le vicende e gli approdi ideologici. Quella dei Ferragni fu infatti una militanza politica perseverata per ben tre generazioni, centocinquant’anni di storia nei quali i componenti di questo illustre casato incarnano un filone ideologico coerente, sempre fedele alle cause di libertà, di democrazia, di progresso sociale e giustizia sociale. Protagonista del testo è, tuttavia, anche la nostra città, Cremona, che si colloca sullo sfondo di quasi tutte le vicende narrate.
Prima generazione: i fratelli Francesco (1802-1861) e Gaetano Ferragni (1813-1874), il primo avvocato, il secondo medico. Rampolli di un’agiata famiglia della borghesia mercantile cremonese, fin dall’adolescenza condivisero gli ideali carbonari patrocinati dal padre. Sostenitori della causa nazionale, nel 1832 i due parteciparono alla costituzione del Comitato cremonese della Giovine Italia e dal 1837 collaborano, a Parigi, con Federico Confalonieri, esponente di punta della Carboneria milanese. In seguito alle nozze fra la loro sorella Carlotta e l’avvocato Gaetano Tibaldi, un collaboratore diretto di Giuseppe Mazzini, la famiglia Ferragni arrivò a rappresentare una colonna portante del movimento patriottico nel nostro territorio, rendendosi protagonista durante la Prima e la Seconda guerra d’indipendenza. Nel 1859, firmato l’armistizio che sancì il passaggio dell’intera Lombardia al Regno di Sardegna, Francesco fu quindi delegato all’accoglienza cittadina sia del nuovo re Vittorio Emanuele II, sia di Camillo Benso conte di Cavour, primo storico presidente del Consiglio dei ministri.
Seconda generazione: Luciano Ferragni (1853-1911), figlio di Gaetano, avvocato, politico di stampo progressista e liberale. Insieme ad altri concittadini del ceto intellettuale (fra loro Arcangelo Ghisleri, Ettore Sacchi, Leonida Bissolati e Filippo Turati), fu promotore di un’ideologia volta al compimento della libertà sociale e di uno Stato moderno, condizione che, per la prima volta dopo lunghi secoli, mise in dubbio poteri tanto radicati da essere vissuti come legittimi e costituiti. Di fatto, attraverso tale pensiero maturò, negli anni Ottanta dell’Ottocento e proprio nel Cremonese, una prima ‘resistenza’ di stampo socialista. Popolare e benvoluto, nel 1889 Luciano fu acclamato sindaco di Cremona, un incarico che l’avvocato ricoprì per tre mandati e grazie al quale diede vita a una fase di grande interesse storico, nella quale la nostra città arrivò a rappresentare una delle punte più avanzate della democrazia italiana.
Terza generazione: Gaetano (1887-1954) e Rosolino Ferragni (1896-1973), figli di Luciano ed entrambi avvocati. Benché eredi filosofici del padre, ben presto i fratelli maturarono fra loro una sostanziale divergenza di pensiero. Mentre il primogenito si trattenne su posizioni socialiste riformiste e quindi moderate, il secondogenito fu sedotto dalla dottrina caldeggiata dai bolscevichi di Lenin, diretta allo sviluppo e alla piena realizzazione del ‘comunismo’. Propagandista di questa ideologia, animatrice di rivendicazioni proletarie internazionali contro la società capitalista, Rosolino aderì al movimento marxista capeggiato da Bordiga, gruppo con cui partecipò, il 15 gennaio 1921 a Livorno, alla fondazione del Partito comunista d’Italia. Messo al bando da Farinacci, il leninista cremonese si trasferì allora a Milano, dove rivestì incarichi di responsabilità all’interno del partito, arrivando a condividere incontri segreti con il Comitato centrale. Accertate le sue mansioni, nel settembre del 1926 il comunista fu arrestato dalla polizia fascista e citato in giudizio durante il primo grande processo politico d’Italia, che vide sentenziare i diciotto massimi dirigenti del PCd’I. Condannato a sedici anni di carcere insieme, fra gli altri, a Gramsci e Terracini, Rosolino condivise parte della sua lunga reclusione con Sandro Pertini.
Completamente diverso fu invece il percorso di vita tracciato dal fratello maggiore Gaetano, che si eclissò durante l’intero Ventennio, sospendendo ogni attività di carattere politico. Di fatto, egli riprese a esercitare un vigoroso impegno pubblico solo al termine della Seconda guerra mondiale, quando fu nominato nel Consiglio comunale cittadino e prese in carico numerose funzioni a livello locale. In una fase tragica come l’immediato dopoguerra, l’avvocato riformista seppe sia manifestare passione, sia fornire prova di sensibilità verso i problemi sociali e gli interessi della città, lavorando all’aspirazione di una ‘società nuova’, nella quale la miseria non potesse più rappresentare un assillo per il popolo. Apprezzato dall’intera comunità, Gaetano fu quindi eletto, grazie a un vero plebiscito popolare, nel I Senato della Repubblica italiana durante le elezioni politiche del 18 aprile 1948, evento a cui si era candidato con il Fronte popolare democratico, espressione dei lavoratori democratici del Collegio di Cremona.
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