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LEGA PRO
ROMA - Secondo la procura della Figc, che lo ha deferito al tribunale federale nazionale, sezione Disciplinare, il presidente della Lega Pro, il cremasco Mario Macalli, è «venuto meno ai suoi doveri di imparzialità». La decisione si riferisce al 'caso Pergocrema', ovvero la vicenda della registrazione dei marchi sportivi.
La motivazione del deferimento risiede nel fatto che «nel corso della stagione 2011/2012 e delle stagioni sportive successive, allorché rivestiva la qualifica di presidente della Lega Pro, poneva in essere le seguenti condotte: nel febbraio 2011, registrava a suo nome, presso l’ufficio marchi e brevetti della CCIAA di Roma, i marchi Pergocrema, Pergocrema 1932, Pergolettese e Pergolettese 1932; nel luglio 2012, essendo stato dichiarato il fallimento della Us Pergocrema 1932, concedeva in uso gratuito, con potestà di revoca, al sig. Cesare Angelo Fogliazza il marchio Pergolettese 1932 e quest’ultimo per accordi interceduti con lo stesso Macalli provvedeva al cambio di denominazione della società Pizzighettone ed il suo trasferimento a Crema; nell’ottobre del 2013, allorché la Pergolettese 1932 veniva promossa dal campionato di Serie D in Lega Pro Seconda Divisione, provvedeva a donare il marchio U.S. Pergolettese 1932 alla stessa società in persona del suo legale rappresentante».
In pratica, sempre secondo il procuratore federale, Macalli stabilì «chi dovesse svolgere l’attività calcistica professionistica nella città di Crema e con ciò venendo meno al suo ruolo di imparzialità quale presidente della Lega Pro e vicepresidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio e in conflitto di interessi per l’acquisizione di marchi relativi e denominazioni di società sportive rimanendo a tutt'oggi titolare di tre dei quattro marchi registrati a suo nome, sopra indicati».
«Nei mesi di aprile-maggio 2012 - continua la procura - (Macalli ndr) bloccava il bonifico della somma di euro 256.488,80 dovuta alla U.S. Pergocrema 1932 quale quota dei contributi derivanti dalla suddivisione dei diritti televisivi, senza che ricorresse alcuna giustificazione giuridica, con ciò aggravando la situazione di crisi finanziaria della predetta società, che non ebbe la possibilità di ripianare il debito portato nel ricorso di fallimento e che, dunque, veniva dichiarata fallita dal Tribunale di Crema in data 20 giugno 2012».
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09 Marzo 2015
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