L'ANALISI
18 Aprile 2017 - 13:21
Mentre il mondo è scosso da venti di guerra e il Papa rinnova l’invito a vergognarsi per il sangue innocente versato, c’è chi in Italia bada soprattutto a quello delle bestie macellate. Il Paese è colpito da folgorazione animalista e la politica si adegua. Il primo è stato Silvio Berlusconi che riconquista le prime pagine dei quotidiani con una fotografia che lo ritrae mentre allatta col biberon Fiocco di neve, un agnellino nato da pochi giorni e adottato dalla compagna Francesca. Esulta l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, mentre altri dirigenti forzisti oscillano tra lo scetticismo e la critica manifesta. Le dà man forte la presidentessa della Camera Laura Boldrini che salva due agnellini.
«Evviva il capretto o l’agnello al forno o a scottadito. Cari animalisti dell’ultima ora per me siete solo ipocriti», replica il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, che lancia un’invettiva contro la ricerca di un facile consenso, con una irresponsabile propaganda che danneggia interi settori produttivi. E’ sconcertante tutta questa sdolcinata tenerezza pre pasquale, non rivolta nei confronti di tutti gli animali, inclusi quelli soppressi nei laboratori delle aziende farmaceutiche o quelli scuoiati per ricavarne pellicce. Solo i più carini, che suscitano affetto sono oggetto dell’attenzione dei politici, sempre a caccia di voti. Perché i polli, i tacchini, i maiali e i vitelli non ricevono le stesse attenzioni degli agnelli e dei capretti e non ci sono appelli perché vengano salvati dalla mattanza?
Calderoli si indigna anche perché la Boldrini se ne guarda bene dal criticare i musulmani che nella festa del sacrificio sgozzano migliaia di ovini facendoli morire tra atroci sofferenze. In ossequio a una malintesa correttezza politica arriveremo al punto di vietare la macellazione di agnelli e capretti mentre si continuerà a permettere la mattanza compiuta nel nome della fede islamica? Ipocrisia e arrendevolezza sono facce della stessa medaglia coniata alla zecca dello Stato italiano. E il conformismo dilagante trattiene un po’ tutti dal condannare queste contraddizioni. Si è talmente abbassata la soglia critica, che i più neppure se ne accorgono. C’è da scommettere che molti tra coloro che oggi mangeranno agnello o capretto avranno sensi di colpa che invece risparmieranno chi porterà in tavola qualsiasi altro tipo di carne. Gli stessi sensi di colpa fomentati da ‘Animali come noi’, la serie tv trasmessa da Raidue.
La conduttrice Giulia Innocenzi, cresciuta alla scuola di Michele Santoro, è una vegetariana aspirante vegana che talvolta, per sua ammissione, cede non senza rammarico alla tentazione del formaggio. Il taglio giornalistico del programma è a tesi: si vuole dimostrare che gli allevamenti sono dei lager, che gli animali soffrono e che gli accertamenti sanitari latitano. E’ una bestemmia affermare che i controlli nel settore zootecnico siano scarsi o superficiali.
Lo sanno gli operatori del settore, che conoscono anche la legislazione degli altri Paesi europei. Spinta dal sacro furore animalista, Giulia passa dalle stalle delle bufale a quelle delle frisone, da quelle dei suini ai capannoni avicoli esasperando ogni anomalia. Non c’è un allevamento né un macello a norma per ‘Animali come noi’. Si scoraggia il consumo di carne e latticini.
E’ devastante l’impatto su telespettatori che non conoscono la realtà e che non sono in grado di distinguere tra l’eccezione evidenziata con minuziosa puntigliosità dalle telecamere Rai e la regola che è il rispetto delle norme. E’ singolare la disparità di trattamento della rete televisiva pubblica.
I dirigenti Rai chiudono il programma di Paola Perego ‘Parliamone sabato’ dopo la puntata dello scandalo sulle donne dell’Est giudicate migliori delle italiane, e consentono ad ‘Animali come noi’ di presentare sotto una pessima luce, danneggiandola, la zootecnia, che è un settore portante dell’agricoltura e del Paese. Due pesi e due misure come mai s’è visto prima d’ora. E i nostri politici, così solerti nel difendere l’onorabilità delle italiane, tacciono di fronte all’offensiva animalista in tv. Non è un problema loro se i consumi crollano e le stalle chiudono.
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