L'ANALISI
02 Maggio 2016 - 09:46
L’uno è stato espulso e l’altro ha ricevuto il foglio di via che gli vieta di tornare a Soresina. E’ stata tempestiva e adeguata alla gravità delle azioni compiute la punizione inflitta ai due marocchini che una settimana fa hanno scatenato una violentissima rissa in strada. Hanno trasformato la pubblica via in un ring.
Hanno divelto i cartelli stradali per colpire i gestori della pizzeria che avevano rifiutato di vendere loro, già ubriachi, altre bevande alcoliche. Hanno terrorizzato passanti e vicini ed è giusto che siano allontanati. Sono indesiderati. Se non fosse stato per l’iniziativa di un residente che ha filmato la scena e ha postato il video sul web, la reazione delle forze dell’ordine e dei rappresentanti istituzionali sarebbe stata altrettanto pronta e maschia?
Se quelle immagini non avessero sollevato un moto di indignazione, sarebbe stata presa ugualmente nel giro di poche ore la decisione di liberarsi di quei due energumeni? Forse avrebbe prevalso il consueto atteggiamento garantista di chi si fa scudo delle leggi per evitare decisioni drastiche. Forse la vicenda si sarebbe risolta con semplici denunce che rimbalzano su gente di quella risma. Senza il video che ha scosso l’opinione pubblica, quei fatti sarebbero stati archiviati come una banale lite, a dispetto dell’impatto che quella violenza cieca ha avuto su chi ne è stato suo malgrado testimone oculare.
Prima i siti, poi le televisioni hanno amplificato la notizia riportata dal giornale. Hanno mostrato in diretta l’esasperazione della gente, non più disposta a tollerare comportamenti incivili. Quel pestaggio è stato compiuto da stranieri e questa è un’aggravante nell’immaginario collettivo perché da un ospite si pretende più rispetto che da un residente. Ma la condanna sarebbe stata altrettanto netta se gli autori fossero stati italiani. La strumentalizzazione che ne fanno alcune forze politiche è scontata e non deve distogliere l’attenzione dai fatti la cui gravità è fuori discussione.
Tanto più che il cittadino rispettoso della legge, italiano o immigrato, non può non percepire come una violenza personale la distruzione di un cartello stradale, che è un bene comune, per utilizzarlo come clava. A proposito di atti teppistici, non si può non auspicare altrettanta severità da parte del Comune di Cremona di fronte alla nuova provocazione dei centri sociali.
Militanti vigliaccamente mascherati hanno imbrattato le sedi del Pd e della Lega Nord. E’ inaccettabile che l’opzione dello sgombero prenda quota sull’onda dell’indignazione e venga accantonata non appena le acque si calmano. Alla cancellazione delle scritte provvederanno come sempre le penne nere.
Quando sarà sparita ogni traccia dei proclami lasciati da quei campioni di democrazia che frequentano i centri sociali, non si parlerà più dello sfratto che sembrava cosa fatta dopo la guerriglia urbana del 24 gennaio 2015. Postando in internet il video della loro bravata, gli autonomi hanno lanciato una nuova sfida alle istituzioni delle quali hanno saggiato l’arre ndevolezza negli ultimi quindici mesi. Il loro gesto ha un preciso valore simbolico e un forte contenuto politico.
E’ l’ennesima provocazione che non può restare impunita. Vandalismi e violenze, fisiche e verbali, non implicano solo reati da perseguire penalmente; configurano comportamenti e stili di vita che le istituzioni — i Comuni, nel caso di Soresina e in quello di Cremona — devono reprimere con i mezzi dei quali dispongono. Tolleranza zero non è una scelta, ma un dovere. I cittadini la pretendono.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris