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CREMONA
CREMONA - E’ ripreso il 27 giugno davanti al gup , Guido Salvini, il processo (con il rito abbreviato) sul 'caso Tamoil' nei confronti di cinque manager della società petrolifera , ora deposito, accusati di 'inquinamento delle acque'. Tre di loro devono anche rispondere di 'disastro colposo'.
Nelle sue quattro ore di arringa, al netto delle pause, l’avvocato Carlo Melzi d’Eril, uno dei legali Tamoil, ha sostenuto che la complessità della contaminazione non consente alcun giudizio di certezza sui tempi della stessa, se non per il fatto che è una contaminazione che ha origini molto antiche. Per il legale è certo che non si è registrato alcun aumento dei livelli della contaminazione tra il 2001 (anno dell’autodenuncia di Tamoil? ) e il 2007 e che dal 2007, anno in cui è nata l’indagine, in avanti, con l'attivazione della barriera idraulica, l'inquinamento si è progressivamente ridotto. Nella sua ricostruzione puntuale e precisa, l’avvocato d’Eril ha evidenziato che prima del 2004 Tamoil non aveva alcuna conoscenza né di segnali di allarme né del fatto che le fogne avessero delle criticità e che quando questa circostanza è emersa, è stato avviato un lungo percorso di analisti e ristrutturazione di tutte le linee fognarie della raffineria. Un percorso durato degli anni e fatto al meglio di quello che si poteva fare. Dunque, dal 2001 in avanti secondo il legale non vi è stato alcun peggioramento e grazie alla barriera idraulica la situazione è sensibilmente migliorata, come al processo hanno riferito i testimoni.
All’udienza del 3 luglio prossimo,l’avvocato Simone Lonati svilupperà la propria arringa sul concetto di avvelenamento e sul dolo. Inoltre, tutti i legali di Tamoil affronteranno le posizioni soggettive (dei propri assistiti). L’udienza del 9 luglio sarà dedicata alle repliche, quindi il gup Salvini fisserà la data della sentenza, attesa entro il 16 luglio.
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27 Giugno 2014
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